L’ansia: alleata o nemica

Che cos’è l’ansia?

Ansia è la parola più cercata nel web dopo depressione.
Si tratta di un’emozione naturale preventiva, poiché ci mette in guardia circa i possibili pericoli che potrebbero verificarsi, e reattiva perché ci prepara all’azione migliorando le nostre prestazioni.

Pertanto l’ansia si rivela un’alleata quando bisogna affrontare una prova o situazione in cui è necessario mantenere molta attenzione e concentrazione.
È generata non da un evento in sé, ma dai pensieri che facciamo su quello che potrà accadere e quindi anche sugli eventi percepiti come minacciosi.

Se l’ansia dura il tempo necessario ad affrontare una prestazione e a raggiungere un obiettivo, risulta funzionale e adattiva.
Quando, invece, l’ansia perdura, supera una certa soglia e comincia molto prima di effettuare un compito mantenendosi nel tempo, allora diventa problematica o patologica.

Non c’è notte che non veda giorno.

Giorgio Nardone

Quali sono i sintomi dell’ansia patologica?

Le persone che presentano un’ansia patologica tendono a monitorare costantemente l’ambiente alla ricerca di potenziali pericoli per sé o per gli altri. Non essendoci alcun pericolo reale immediato, la loro preoccupazione si sposta sul futuro.

Questa modalità di percepire la realtà e di reagire con preoccupazione e allarme può causare una compromissione nelle relazioni interpersonali, sociali e professionali.

I pensieri della persona ansiosa sono negativi, talvolta catastrofici e possono determinare delle reazioni somatiche.

Le caratteristiche principali del disturbo sono, quindi, rappresentate da una preoccupazione eccessiva e dalla difficoltà nel gestirla.

Le persone che soffrono di un’ansia patologica sono sempre tese, mentre i disturbi fisici possono presentarsi in modo intermittente.

I sintomi tipici sono: irrequietezza, forte tensione, irritabilità, facile affaticabilità, difficoltà di memoria e di concentrazione, tensione muscolare, alterazione del sonno, difficoltà respiratorie, del ritmo cardiaco e del tratto gastroenterico.

Come reagisce la persona di fronte all’ansia eccessiva?

La preoccupazione costante per evitare il pericolo dà luogo ad alcuni comportamenti disfunzionali.

In particolare la persona ansiosa tende a evitare situazioni ansiogene che provocano un aumento di emozioni negative legate alla possibilità che accada qualcosa di temuto.

Cercherà di chiedere aiuto per l’eventualità di stare male per una crisi di ansia.

Infine proverà in tutti i modi a reprimere le proprie reazioni.

Questi comportamenti contribuiscono solo momentaneamente alla riduzione delle preoccupazioni, poiché con il passare del tempo rinforzeranno il disturbo.

Le persone ansiose non riescono a vivere pienamente nel presente, perché sono costantemente impegnate a immaginare eventi minacciosi proiettati nel futuro o a evitare situazioni che considerano potenzialmente pericolose.

La maggior parte delle preoccupazioni eccessive sono relative a circostanze quotidiane come responsabilità lavorative, problemi economici, salute, incidenti, appuntamenti.

Il rimuginare diventa un modo illusorio per affrontare le situazioni, controllare la realtà e prevenire i problemi.

E, paradossalmente, il tentativo di controllo è proprio quello che fa perdere il controllo.

Quali sono gli effetti dell’ansia sulla percezione di sé?

Il modo in cui si tende ad affrontare la vita influisce inevitabilmente sulla percezione dell’immagine di sé.

La percezione di se stessa come debole e vulnerabile e del mondo come pericoloso, costringe la persona ansiosa a tentare di controllare gli eventi con un evitamento delle situazioni rischiose.

Evitare le situazioni rischiose rende, però,  impossibile sperimentare  la propria capacità di affrontarle. E limitare il proprio stile di vita rinforza inevitabilmente l’immagine di sé come persona fragile, incapace e indifesa.

Come affrontare l’ansia patologica?

Un intervento efficace sui disturbi d’ansia è basato sul cambiamento della percezione della realtà minacciosa.

La persona viene guidata a costruire e potenziare quelle abilità individuali che permettono di gestire il problema per superarlo efficacemente.

Si aiuta il cliente a bloccare le modalità disfunzionali di pensiero e comportamento e a far leva sulle proprie risorse.

A un cambiamento della percezione segue il cambiamento delle reazioni e della consapevolezza, cosicché la persona sperimenterà le proprie capacità e, partendo dalle situazioni che generano meno ansia, arriverà gradualmente ad affrontare quelle che prima apparivano impossibili.


Bibliografia:

Nardone G., (1999). Psicosoluzioni. BUR, Milano.
Nardone G., (2003). Non c’è notte che non veda giorno. Ponte alle Grazie, Milano.