Cosa significa “depressione”?
La depressione, nel Novecento definita “male oscuro”, è il disturbo psicologico più nominato e diagnosticato degli ultimi decenni. Il dibattito sulla natura organica o acquisita di tale patologia è tuttora acceso.
La parola depressione rimanda al concetto di diminuzione ed è sembrata perciò adatta a esprimere uno stato d’animo abbassato, avvilito, che ha perso un suo equilibrio.
Si tratta, infatti, di un disturbo caratterizzato da un pervasivo stato di angoscia, disperazione e insoddisfazione nei confronti della vita. La mancanza di speranza, la sensazione di impotenza e il senso di vuoto dilagano nei pensieri e nelle azioni quotidiane.
La depressione implica uno stato di profonda sofferenza psicologica che porta alla rinuncia, poiché tutto diventa incredibilmente impegnativo, difficile e senza senso.
Anche la più cupa delle tenebre può essere rischiarata da un singolo raggio di sole.
San Francesco di Assisi
Quali sono i sintomi tipici?
Chi soffre di depressione sperimenta angoscia persistente, perdita di interesse nelle attività che normalmente danno piacere, tristezza e senso di vuoto per la maggior parte del giorno, difficoltà nello svolgimento anche delle più semplici azioni quotidiane, significativa perdita o aumento del peso, irrequietezza, mancanza di energia, insonnia o ipersonnia, ridotta capacità di pensare e concentrarsi, senso di colpa, disperazione, a volte con conseguenze negative sulle relazioni interpersonali.
Le persone depresse si percepiscono inadeguate e senza valore, considerano l’ambiente circostante come ostile e non supportivo e il futuro appare loro incerto e pieno di difficoltà.
La diagnosi risulta abbastanza complessa e quindi è importante distinguerla da altri problemi psicologici che presentano sintomi simili ma si basano su meccanismi differenti.
Quali sono le cause della depressione?
Le ricerche mostrano la presenza di due fattori di rischio principali come cause della depressione: il fattore biologico, ossia una predisposizione genetica verso la depressione, e il fattore psicologico, cioè l’esperienza e i comportamenti appresi nel corso della propria storia di vita.
La depressione, inoltre, può essere secondaria e conseguente a un altro tipo di disagio psicologico a cui non è stata trovata una soluzione. Frequentemente, infatti, sembra essere l’esito di disturbi d’ansia, in particolare di attacchi di panico e di disturbi ossessivi.
Talvolta i sintomi depressivi sono la conseguenza di un evento traumatico, per esempio un lutto, una separazione, un tradimento, un insuccesso lavorativo.
Un evento inaspettato, che viene vissuto come irrimediabile e catastrofico, può causare i sintomi depressivi.
Alcuni studi mostrano come la depressione, quando non è in relazione a un evento traumatico, potrebbe anche dipendere dalla delusione per il mancato raggiungimento di un obiettivo che ci si era illusi di poter raggiungere, sia esso un problema da risolvere oppure il risultato di una frustrata aspettativa sugli altri, su se stessi o sul mondo.
La depressione è fortemente legata a ciò che la persona pensa di se stessa e alle spiegazioni che si dà di ciò che le accade. Si tratta, infatti, di un problema derivante dalle propria percezione delle situazioni, la quale condiziona le relazioni con gli altri e con la vita.
Come può influire lo stile familiare sulla depressione?
Nel corso della vita è inevitabile che si attraversino dei momenti difficili di buio in cui si fatica a vedere la via d’uscita. Lo stile familiare appreso è determinante perché in alcune famiglie si impara ad esprimere la sofferenza, mentre in altre questo atteggiamento viene in qualche modo impedito.
Estremizzando questi due atteggiamenti, nel primo caso si potrà sviluppare una tendenza a ostentare la tristezza e il dolore, rivestendo il ruolo di vittima.
Nel secondo caso, invece, predominerà il senso del dovere e la persona si troverà a dover andare avanti a ogni costo, sopportando e nascondendo la propria sofferenza, anziché accoglierla.
In entrambi i casi si riscontreranno con molta probabilità sintomi depressivi.
Ci sono atteggiamenti che alimentano il problema?
Alcuni comportamenti che la persona depressa mette in atto accentuano il problema anziché risolverlo e devono quindi essere bloccati attraverso l’aiuto di un esperto.
In particolare, come risultato della sensazione di impotenza, la persona si convince che non sa reagire. Ed è una profezia che inevitabilmente si avvera. Così la persona tende alla rinuncia che diventa la prova concreta della sua impotenza.
Il depresso, inoltre, tende a delegare le responsabilità agli altri. Ma ogni volta che questi si sostituiscono a lui, gli confermano di non essere in grado di svolgere le abituali attività. Ciò consolida la credenza di essere incapace, alimentando lo stato di frustrazione e depressione.
Un altro atteggiamento tipico è il vittimismo, ossia lamentarsi con tutti coloro che stanno intorno. Uno degli scopi della lamentela è quello di avvicinare le cure e le attenzioni degli altri. Così, però, la persona si sente ancora più incapace.
La rinuncia, la delega e il vittimismo peggiorano la situazione. Difatti, una soluzione che non funziona, se reiterata, non solo non risolve il problema, ma lo complica sino a creare un vero e proprio circolo vizioso.
Come prevenire e affrontare la depressione?
Nella società odierna la quotidianità è caratterizzata da velocità e immediatezza e trascuriamo il ruolo del tempo da dedicare a noi stessi e alle relazioni affettive.
Tutto ciò non ci aiuta a prevenire lo sviluppo di disturbi psichici che, se non affrontati, possono diventare invalidanti.
Trovare il piacere di dedicare il tempo a fare qualcosa che piace è il più potente e sottovalutato antidoto alla depressione.
Anche l’attività fisica, pur se moderata, e un’alimentazione sana si rivelano due indispensabili abitudini in grado di prevenire il disturbo.
È molto opportuno che ognuno cerchi in prima persona di contrastare la tendenza a chiudersi in se stesso, perché è soltanto dentro la relazione che ci si può salvare.
Si è riscontrato che un atteggiamento consolatorio nei confronti delle persone depresse può peggiorare il problema, anziché risolverlo. Allo stesso modo, cercare di sdrammatizzare una situazione vissuta come dolorosa può produrre incomprensione e rabbia.
Le ricerche più recenti mostrano, inoltre, che i farmaci antidepressivi non possono risolvere tale malessere in modo definitivo.
Nel caso in cui i sintomi compromettano fortemente la qualità di vita, è opportuno l’intervento di un esperto.
In un percorso di supporto psicologico, dapprima la persona può essere guidata a riconoscere tutti i comportamenti che, invece di migliorare, hanno peggiorato il problema.
Successivamente inizierà ad affrontare le situazioni fino ad allora evitate per paura, disinteresse e sensazione di incapacità, partendo dalle più semplici, quotidiane e meno spaventose.
Sarà, così, sostenuta nel riprendere gradualmente in mano i vari aspetti della sua vita e, attraverso la rottura degli schemi di pensiero e di comportamento tipici della depressione, potrà rivedere la luce oltre quel tunnel così buio, ricominciando a vivere davvero.
Bibliografia:
Muriana E., Verbitz T., (2006). I volti della depressione. Ponte alle Grazie, Milano.
Nardone G., (2013). Psicotrappole. Ovvero le sofferenze che ci costruiamo da soli: imparare a riconoscerle e a combatterle. Ponte alle Grazie, Milano.
Yapko M. D., (2002). Rompere gli schemi della depressione. Ponte alle Grazie, Milano.